martedì 7 ottobre 2014

Blueberry e l’oro della Sierra


Con La mine de l’allemand perdue (1972) e Le spectre aux balles d’or (1972) la saga di Blueberry  fa un ulteriore passo in avanti. Nei due episodi di questo breve ciclo in questione Charlier narra della miniera del tedesco, un mito fra i cercatori d’oro.
Il nostro tenente del 7° Cavalleria è da tre mesi impantanato nella cittadina di Palomito a gestire, ancora una volta, l’ordine come sceriffo per volere (vendetta) del generale Allister, che lo ha allontanato dopo i fatti descritti nel ciclo sulla ferrovia.



Il primo episodio è più incentrato sulla figura di Jimmy Mac Clure, l’ubriacone amico devoto di Mike, che ricorda la figura di Doppio Rhum, spalla del Capitan Miki della pregiata ditta EsseGEsse, entrambi amanti del bere ma rapidi e precisi con la pistola. A proposito di Mac Clure, il figlio di Charlier, Philippe, in un’intervista sul n.24 della rivista Bo-Doi (1999), incentrata sulla contrapposizione fra Giraud ed eredi di Charlier, ha affermato che fu Giraud a voler mantenere il vecchio ubriacone nell’universo blueberriano, mentre suo padre lo aveva considerato utile solo per un racconto.




Il perno della storia però è la figura, ben approfondita da Charlier, del sedicente barone prussiano dottore in medicina e teologia, oltre che ex allievo della guardia del Kaiser, Werner Amadeus von Luckner, meglio noto fra ladri, prostitute e minatori con il soprannome di Prosit. Costui, canaglia e perfido bugiardo sempre pronto a tradire senza alcun rimorso, è possessore di una mappa indicante una ricca miniera d’oro e vive di espedienti, rubando e truffando poveri gonzi che credono all’esistenza del giacimento aurifero.




A Blueberry e Mac Clure spetta il compito di salvarlo dalle grinfie di una coppia di cacciatori di taglie, il vecchio Wally e il suo giovane aiutante Crazy Cole, che vorrebbero impossessarsi della mappa. Abbandonato senz’acqua nel deserto, Mike dimostra ancora una volta un’eccessiva fortuna grazie a un provvidenziale (quanto molto improbabile) incontro con Guffie Teller, introdotta nel precedente ciclo, che lo salva da una terribile fine per sete.



Il secondo episodio è incentrato sulla scoperta della miniera situata in un antico villaggio pueblo, costruito in una concavità della parete rocciosa. Il ritmo del racconto è serrato, gli inseguimenti degli apache fra le rocce sono emozionanti, sembra quasi di vedere un classico film hollywoodiano. E che dire delle rocce, materiale naturale onnipresente nella saga di Blueberry? Gir, memore forse degli scenari ammirati durante il suo soggiorno in Messico, le ripropone ossessivamente, anzi si può dire che non ci sia scena all’aperto in cui non compaiano delle rocce. In un certo senso ricorda l’ossessione di Jacobs per le caverne presenti nelle avventure di Blake et Mortimer.




Questo ciclo è considerato da Giraud come il momento della svolta nella propria arte, perché è riuscito ad affrancarsi dalle influenze dei suoi ispiratori. L’autore alterna vignette orizzontali a vignette verticali, in modo da movimentare il senso della lettura; non solo, ma anche l’uso di un tratteggio minuzioso sui volti dei personaggi in atteggiamenti drammatici determina un rilevante effetto di rilievo che ricorda quello utilizzato dagli autori statunitensi horror della EC degli anni ’50 (Jack Davis, Will Elder, Johnny Craig, ecc.).




Alcuni spunti e ambientazioni fanno venire alla mente i celebri episodi di Paperino (Il fantasma della grotta, 1947) e di Zio Paperone (Le sette città di Cibola,1954) disegnati dal grande Carl Barks.

Blueberry
Testi di Jean-Michel Charlier e disegni di Jean Giraud

11 - La mine de l'allemand perdu
Pilote dal n.497 del 15/05/1969 al n.519 del 16/10/1969
Album Dargaud nel 1972


- La miniera del tedesco (perduto)
volume 1,  Mondadori 1978
Skorpio dal n.42 al n.45 del 1980, Eura Editoriale
Collana Eldorado 11, Nuova Frontiera 1983
Blueberry 11, Alessandro Editore 2011
Albo Blueberry 6, Editoriale Aurea 2013
Collana Western 7, Gazzetta dello Sport 2014

12 - Le spectre aux balles d'or
Pilote dal n.532 del 15/01/1970 al n.557 del 09/07/1970
Album Dargaud nel 1972


- Il fantasma dai proiettili d'oro
volume 2,  Mondadori 1978
Skorpio dal n.46 al n.49 del 1980, Eura Editoriale
Collana Eldorado 12, Nuova Frontiera 1983
Blueberry 12, Alessandro Editore 2012
Albo Blueberry 6, Editoriale Aurea 2013
Collana Western 7, Gazzetta dello Sport 2014



4 commenti:

Anonimo ha detto...

sarei curioso di sapere una vostra poinione: meglio la versione della gazzetta o la vecchia seria Eldorado nuova frontiera???? al di là del prezzo, naturalmente.....
Complimenti per la vostra professionalità
Alessandro

Riccardo ha detto...

I curatori dell'edizione Gazzetta (ReNoir?) non avrebbero dovuto inserire la serie Marshall Blueberry in mezzo alle avventure disegnate da Gir, in questo modo i due episodi del "tedesco" vengono pubblicati su due albi differenti ... scelte editoriali .....bah!

Zona Bedé ha detto...

Il confronto tra un'edizione degli anni 80 e una di oggi potrebbe essere ingiusta. Proviamo a buttare giù qualche differenza tra le caratteristiche. L'edizione Eldorato ha un formato più grande e più "quadrato", corrispondente a quello della tavola. L'edizione Gazzetta ha la nuova colorazione più curata e coerente fatta e firmata da Claudine Blanc-Dumont, quella Eldorado riprende quella della primissima pubblicazione su Pilote però con una saturazione più alta. L'edizione Gazzetta ha materiali aggiuntivi (commenti, ecc.). L'edizione Eldorado non può dirsi completa, anche se quando è stata pubblicata conteneva tutti gli albi usciti allora. Sulle traduzioni, a prima vista e sui primi albi, appaiono equivalenti. L'edizione Eldorado ha rappresentato quasi il meglio che si potesse fare allora, quella Gazzetta quasi il meglio per una edizione da edicola. Non confrontabile la grafica delle due serie, in quanto inesistente sull'Eldorado. Ma ovviamente la discussione resta aperta... e le opinioni pure.

Zona Bedé ha detto...

Gli eventi narrati in Marshall Blueberry si svolgono nel 1868, e sono precedenti a quelli del breve ciclo dell'oro della Sierra. La scelta di inserirli nella giusta sequenza temporale ci sembra quindi, al di là delle preferenze personali, rispettabile. Che il dittico della miniera e del tedesco sarebbe stato meglio in un unico albo è condivisibile, ma la durata variabile di questi cicli (2/3/4/5) non avrebbe permesso di pubblicarne le conclusione a fine albo. Impianti più articolati sono forse possibili, ma inattuabili in una pubblicazione da edicola settimanale con rigidi vincoli di foliazione e prezzo. La frequenza di uscite della collezione ci sembra che non faccia passare troppi giorni per leggere la fine anche dei cicli più lunghi