giovedì 23 ottobre 2014

Bruce J.Hawker: Signal 314



Dal 2002 si vocifera di una ripresa di Bruce J. Hawker, personaggio evidentemente molto amato dal suo autore, William Vance.
Sentite cosa disse in proposito l’autore in un’intervista a Jean-Pierre Fuéri, sul n.51 del 2002 della rivista Bo-Doi.


WW: Mentre facevo ricerche su XIII, ho accumulato un’incredibile documentazione sulla marina degli inizi del XIX° secolo. Ci penso [a un nuovo episodio di Bruce J. Hawker, n.d.t] dal 1996, data di uscita di Royaume des enfers, il settimo Bruce Hawker. Oggi ho più cose sulla marina americana che sulla Royal Navy.


I due ultimi episodi  di Hawker si svolgevano a Londra ed erano scritti da Duchateâu.

WW: Questa volta ho detto a André-Paul che desidero sbrogliarmela da solo. Bruce Hawker riprende il mare. Ma intrappolato da una tempesta e perduto il governo della nave, dovrà abbandonarla e sarà recuperato da una goletta. Questa nave americana fa parte di una squadra che viene dall’aver dato una batosta a Tangeri e si appresta a fare lo stesso a Tripoli. Metterò 4 navi in scena: quelle due, più uno sciabecco barbaresco e la prima nave di Hawker, il H.M.S. Lark che si è visto in Cap sur Gibraltar, primo episodio della serie.


Come ha trovato la documentazione?

WW: Su Internet, sicuramente. Ho anche trovato una libreria, Military Bookman a New York, che ha un enorme catalogo storico e militare. Diverse serie in parecchi volumi raccontano quest’epoca, la guerra ai pirati barbareschi, il breve conflitto tra la Francia e l’America del 1803.


E per le navi?

WW: Sempre su Internet mi sono procurato la Bibbia dei mari, i libri di Jean Boudriot sulla marina dell’epoca, libri che sono anche alla base del lavoro di François Bourgeon [e anche di Patrice Pellerin n.d.t.] su Les Passagers du vent. Ma io ho comprato i miei in inglese prima di sapere che erano disponibili in francese.


Perché ha scelto un eroe inglese piuttosto che francese?

WW: Non avevo dimenticato il mio primo eroe marittimo, Howard Flynn. Il primo episodio, uscito nel 1960, ebbe un successo incredibile. Fu pubblicato in dodici lingue differenti. E poi, siamo onesti, gli Inglesi erano veramente i padroni dei mari negli anni 1800.


Il volume sarà una storia completa, scusi, un one-shot?

WW: No, una vera saga. Ho in testa una trama per parecchi episodi. Con la documentazione di cui dispongo, è il minimo… Ho anche degli estratti dei libri di bordo dell’epoca, gli ordini di comando americani dal 1787 al 1805, i piani delle cannoniere, questi vascelli con cannoni che accompagnavano e proteggevano i convogli. Tutto viene dagli archivi della US Navy. Prevedo di utilizzare i testi esplicativi come degli estratti del libro di bordo, con la traduzione francese sovrimpressa. Il primo episodio si chiamerà Signal 314. Sarà un piacere.


E le navi?

WW: Ne ho i modellini. In effetti, è servito molto tempo per montarli. Ho fatto appello a un marinaio in congedo che ne ha realizzato uno per me. Questo fatto gli ha dato la spinta giusta e il suo lavoro è stato superiore al mio! Di fronte ciò funziona, ma dietro c’era un sistema di paranchi per l’indietreggiamento che non figura sui modellini. Ho scoperto che gli Americani si comportavano come dei selvaggi. Esistevano dei cannoni speciali, le caronade [o carronate] per il combattimento da vicino, che distruggevano tutto. Gli Inglesi ne avevano due sulla Victory a Trafalgar. La fregata americana Constitution, che è ormeggiata oggi a Boston, ne possedeva in gran numero e se ne serviva senza alcuna preoccupazione nel Mediterraneo. Era di un selvaggio indescrivibile! Su questa fregata, durante l’attacco di Tripoli, dei marinai tiravano dall’alto della dunetta, sempre fiancheggiati da tamburi rossi. Attendo di disegnare ciò con impazienza.


Purtroppo fino a oggi non si hanno ulteriori notizie su questo attesissimo episodio, a cui il maestro belga sembra tenere molto, dopo un annuncio di pubblicazione alla fine del 2011 poi ritirato. Ci auguriamo che le sue condizioni di salute gli consentano di completarlo. Circola voce che, altrimenti, potrebbe essere affidato alle mani del cognato Felicisimo Coria, ma non sarà la stessa cosa per noi ammiratori di William Vance.




2 commenti:

Anonimo ha detto...

su Blueberry n 10 mancano le pagine dalla 33 alla 64.in quanti volumi è successo?

ZonaBeDé ha detto...

Scusa, ma non abbiamo capito a quale Blueberry ti riferisci. Di che edizione di tratta? E poi mancherebbe un intero 32mo?